UNITA' PER LA COSTITUZIONE

Le prospettive della giurisdizione fra analisi e proposta
1) Se la riforma dell'ordinamento giudiziario verrà rapidamente approvata dal Parlamento nell'articolazione sostanziale licenziata dalla Camera la magistratura associata dovrà intraprendere importanti forme di protesta. La riforma è contro la Costituzione e l'efficienza della giustizia.
Toccherà quindi al Capo dello Stato valutare la manifesta incostituzionalità del testo che molti autorevoli giuristi ritengono evidente. Al di là infatti delle singole disposizioni che appaiono in contrasto con alcuni principi costituzionali (erosione delle attribuzioni del CSM, alterazione della pari dignità delle funzioni giudiziarie), è l'intero impianto del progetto a confliggere con la filosofia delle Carta repubblicana.
Il senso della VII disposizione transitoria e finale della Costituzione era infatti proprio quello di sostituire all'ordinamento Grandi del 1941 (ispirato a criteri gerarchici) un nuovo ordinamento basato sulla struttura orizzontale e diffusa del potere giudiziario, condizioni indispensabili per garantire l'indipendenza esterna ed interna dei magistrati. Il progetto governativo riafferma invece la filosofia del 1941 cancellando i valori costituzionali.
E' quindi evidente che l'attenzione deve essere focalizzata - prima della promulgazione della legge, eventualmente nella fase di elaborazione dei decreti attuativi e quindi nel successivo momento applicativo demandato al CSM - sui profili di incostituzionalità della riforma, attivando, se necessario, anche iniziative di natura giudiziaria. Parallelamente deve essere denunciata la quasi impossibile praticabilità funzionale del sistema dei concorsi, della riserva dei posti, dei tramutamenti obbligati a scadenza decennale poiché, nel testo in fase di approvazione, si sono scontrati principi ispirati ad una esigenza di mobilità dei magistrati con norme che creano ostacoli insormontabili alla mobilità stessa. Una antinomia ingovernabile.
Queste considerazioni -sempre ispirate ad una critica costruttiva nella difesa di valori costituzionali non negoziabili- dovranno essere rappresentate al Ministro della Giustizia durante la probabile fase di elaborazione dei decreti attuativi, in uno spirito di confronto istituzionale che non trascenda tuttavia in atteggiamenti, da un lato, di interferenza decisionale -la magistratura rimane contraria a questa riforma nell'interesse del Paese e per questo dovrà ancora fornire una forte fase di testimonianza che vada al di là dello sciopero già proclamato (si propongono l'abbandono della funzione requirente, le dimissioni dagli organismi di rappresentanza della Magistratura), dall'altro, di aggressione al ruolo, ormai tracciato dal Parlamento, del rappresentante dell'Esecutivo.
2) Parallelamente a questa necessaria attività di confronto occorre aprire una lunga fase di ascolto, di riflessione e quindi di analisi che coinvolga tutta la magistratura e le forze sociali. Una costituente della giustizia (peraltro già richiesta da Unità per la Costituzione fino dal congresso di Venezia del febbraio 2004) che porti la magistratura associata ad essere protagonista delle riforme per elaborare dei progetti di reale modernizzazione del sistema (processuale ed organizzativo) da sottoporre ad una Politica nuova che abbia voglia e capacità di ascolto.
Dovremo realizzare, noi per primi, un progetto che cancelli l'attuale riforma dell'ordinamento giudiziario ma che sappia cogliere i problemi reali che, seppure strumentalmente, sono stati sollevati da un dibattito politico alterato da senso di rivalsa e da interessi particolari.
Occorre creare un modello di magistrato nuovo - tutelato anche nella sua dignità quotidiana (recupero della dignità della funzione, condizioni di lavoro, profilo retributivo)- che sia compatibile con una richiesta di giustizia in fase di mutamento ma che si fondi anche su quei principi costituzionali sempre più, quasi paradossalmente per il decorso della storia, moderni.
Tutto questo deve essere immediatamente realizzato per evitare il rischio di una deriva burocratica che porti i magistrati alla demotivazione e quindi ad una pericolosa accettazione di quel ruolo funzionariale che questa riforma intende loro assegnare.
In questa opera di rifondazione -che dovrà ancora una volta rappresentare alla cultura e alla comunicazione che il vero problema giustizia in Italia è costituito da una risposta giudiziaria non adeguata alle attese (per tempi e qualità) e non già da una magistratura libera per necessità di controllo della legalità- devono essere coinvolti tutti gli operatori del diritto e delle scienze sociali invertendo, per una volta, l'ordine dei fattori e partendo quindi dal tipo di risposta giudiziaria che oggi pretende l'utenza per modulare quindi il ruolo e lo spiegarsi della giurisdizione.
L'Avvocatura dovrà peraltro sciogliere tutti quei problemi marginalizzati per necessità politica - e soffocati dalla maschera delle separazione delle carriere - quali l'accesso, la formazione, la deontologia, l'ipertrofia dei ruoli.
3) Questa lunga fase costituente deve essere avviata e gestita con impegno e autorevolezza.
Unità per la Costituzione non può che registrare come tutte le proposte avanzate dalla magistratura associata in tema di riforma dell'ordinamento giudiziario, peraltro in una linea e con scelte ampiamente condivise, non siano state accettate dalla attuale maggioranza di governo. Così come occorre denunciare, ad una semplice lettura giornalistica degli avvenimenti, che, ancora una volta, l'assetto della magistratura costituisce oggetto di facile baratto all'interno dei diversi equilibri politici a fronte di rinunce e concessioni su altri fronti. Su questo punto occorre realmente capire se lo Stato di diritto - con un ordine autonomo deputato ad un rigido controllo di legalità - costituisca una espressione antistorica o se invece la magistratura meriti, ciclicamente, una marginalizzazione nell'equilibrio dei poteri per avere assunto condotte invasive.
Bisogna altresì verificare se l'associazionismo giudiziario, nelle sue articolazioni di vertice, abbia oggi perso autorevolezza esterna o se la vicenda dell'ordinamento giudiziario risenta di una condizione di bipolarismo politico del Paese che tende a soffocare il confronto e la condivisione delle scelte per favorire gli estremi. Comunque, pur prescindendo dalla risposta che può trovare anche sintesi nelle diverse opzioni individuate, tutto l'associazionismo deve essere rimeditato per evitare deleghe in bianco da parte dei magistrati non direttamente impegnati che, invece, devono trovare un nuovo stimolo alla partecipazione nel confronto e nell'autogoverno proprio per evitare derive burocratiche della funzione e costruire continui ricambi nei ruoli dirigenziali.
Su queste coordinate di intervento- che dovranno continuamente essere verificate per evitare situazioni di stasi, di indifferenza, di conservazione dell'esistente, di strappo programmatico - Unità per la Costituzione intende impostare la propria linea per i prossimi mesi offrendo un contributo responsabile, forte della rappresentatività della maggioranza dei magistrati, all'azione dell'ANM.
Proposta di programma esposta dal Segretario Generale Fabio Roia al Congresso straordinario dell'ANM
Napoli 25 settembre 2004
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