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Kerry e Bush sempre sul filo di lana. E intanto mobilitano gli avvocati
di Bruno Marolo
Washington. Il ciclone elettorale disperde nel vento milioni di dollari, soffia sui fedeli in preghiera nelle chiese, nelle moschee, e nelle sinagoghe come sui ballerini che festeggiano Halloween, solleva il cuore di chi ha già deciso e confonde le menti di coloro che ancora non sanno risolversi, e avvolge l’America in un polverone attraverso il quale è impossibile individuare il futuro presidente. Lunedì, alla vigilia del voto, George Bush ha ripetuto lo stesso comizio in sei stati, succhiando pasticche per la gola e rinunciando al caffè che a quanto pare ha un effetto negativo sulle corde vocali. John Kerry ha tenuto sei comizi in quattro stati, è stato ospite del programma del mattino della rete televisiva Abc e ha dato un’intervista alla Associated Press. Ha ribadito che di fronte a un risultato incerto non si arrenderebbe senza combattere.
“Mi aspetto – ha sostenuto il candidato democratico - che il risultato delle elezioni si conosca nella notte tra martedì e mercoledì. Tuttavia, vista l’esperienza di quattro anni fa, sarei irresponsabile se non mi preparassi a difendere il diritto al voto di ogni cittadino. Conto su un’affluenza eccezionale. Gli americani sono decisi a non lasciare che si ripetano le vicende del 2000”. Il partito di Kerry ha mobilitato non meno di 10 mila avvocati contro il tentativo dei governatori repubblicani di alcuni stati di limitare la corsa alle urne dei neri, degli immigrati e delle donne. Se non tutti riusciranno a votare entro le 20 come previsto, l’apertura dei seggi sarà prolungata nella notte.
Anche Bush si prepara a una battaglia legale, con un esercito di avvocati altrettanto numeroso. Ha cambiato i piani per il giorno del confronto. Voterà a Crawford nel Texas, ma invece di aspettare i risultati nel suo ranch tornerà alla Casa Bianca. Vuole essere nell’ufficio ovale per difendere la posizione se lo spoglio delle schede si concludesse senza un chiaro vincitore.
Nell’ultima settimana i due partiti hanno speso 60 milioni di dollari per inondare le televisioni di spot ma nessun candidato ha ottenuto un vantaggio decisivo. I sondaggi danno indicazioni diverse, ma la distanza tra Bush e Kerry è sempre inferiore al margine di errore. L’istituto Gallup assegna il 49 per cento a ciascuno dei due, usando un metodo di analisi “basato sull’esperienza delle elezioni precedenti” che secondo alcuni esperti esagera l’importanza del recupero di Kerry. La Cnn, elaborando gli stessi dati in modo diverso, colloca Bush in testa con 48 punti contro 46.
“Non c’è malaccio – ha commentato Kerry – per uno come me, che in gennaio aveva 30 punti meno di Howard Dean nei sondaggi per le primarie del New Hampshire”. Sull’aereo della sua campagna elettorale è tornato l’ottimismo. Per la festa di Halloween, le assistenti di volo si sono esibite in costume da gatte mentre il candidato dava prova di virtuosismo con la chitarra classica. Lunedì Kerry ha portato il suo messaggio in Florida, Ohio, Wisconsin e Michigan. “Questo è il momento – ha ripetuto in ogni stato – di presentare a George Bush il conto per i suoi bilanci passivi, i posti di lavoro perduti, i costi proibitivi della sanità, il rispetto e l’influenza nel mondo che il suo governo non merita più”.
Il presidente ha festeggiato Halloween a bordo dell’Air Force One. Il consigliere politico Karl Rove e il portavoce Scott McLellan si sono mascherati con tute mimetiche da cacciatori per farsi beffe di John Kerry, che qualche giorno prima aveva invitato le televisioni a riprenderlo mentre sparava alle anitre. Domenica Bush ha avuto un buffo incidente nel New Hampshire, dove qualcuno ha tirato una leva in anticipo e ha fatto esplodere una salva di festosi mortaretti mentre egli evocava i soldati morti in Iraq. Lunedì’ ha tenuto il primo comizio all’alba nell’Ohio. Ha parlato in Pennsylvania, Wisconsin, Iowa e New Mexico, e ha concluso la campagna elettorale con una gigantesca manifestazione a Dallas nel Texas.
Dal voto degli operai dell’Ohio, senza lavoro per la crisi delle acciaierie, può dipendere la sorte della nazione. “Mi rendo conto – ha sostenuto Bush – che l’economia di questo stato è stata messa a dura prova, ma siamo avviati nella direzione giusta. Voglio che ognuno di voi ricordi ad amici e vicini di casa che il mio avversario aumenterebbe le tasse”. In realtà Kerry ha proposto di revocare soltanto i tagli alle tasse dell’uno per cento più ricco della popolazione, ma che importa la verità? L’importante è vincere, con qualunque mezzo.