
Si ritrasmette il messaggio precedentemente inviato, nel quale era contenuto l'errore riguardante la votazione dell'emendamento soppressivo relativo all'intervento del Ministro.
Il Plenum ha approvato all'unanimità dei presenti (assenti Di Federico e Ventura Sarno) il documento qui di seguito trasmesso.
E' stato approvato a maggioranza (UPC, MI e tutti i laici) un emendamento che ha eliminato dal testo il riferimento al ruolo svolto dal Ministro nella vicenda. Il testo eliminato era il seguente:
"Va ricordato che lo stesso ministro della Giustizia, nell'immediatezza della pronuncia della sentenza, espresse solidarietà nei confronti degli imputati condannati, così come fecero vari esponenti politici che ricoprono alte cariche istituzionali della Repubblica. Il ministro ha poi commentato l'esibizione del cartello nell'aula della Camera dei deputati, ritenendola "una libera espressione del pensiero parlamentare"".
M. G. Civinini, L. Marini, F. Menditto, G. Salmè, G. Salvi
"In occasione della seduta per l'elezione di due giudici costituzionali, tenutasi il giorno 14 dicembre 2004 nell'aula della Camera dei Deputati, alcuni parlamentari hanno esposto nell'aula cartelli con la scritta "Papalia razzista e nazista".
Tale iniziativa segue di pochi giorni la pronuncia ad opera del tribunale di Verona di una sentenza di condanna nei confronti di sei appartenenti al movimento politico "Lega Nord", accusati dalla procura della Repubblica diretta dal dott. Guido Papalia del reato di incitamento all'odio ed alla discriminazione razziale, che si ritiene commesso attraverso un'insistente e massiccia campagna di protesta per lo sgombero di un campo nomadi sito nel territorio veronese.
Le invettive nei confronti del dott. Papalia, e dell'ufficio di Procura da lui diretto, praticate attraverso l'uso di aggettivi, quali razzista e nazista, di valenza obiettivamente offensiva, tanto da determinare la formale deplorazione del Presidente della Camera, sono inaccettabili ed esigono che il Csm intervenga a tutela del prestigio del magistrato coinvolto, dell'ufficio giudiziario da lui diretto e più in generale della credibilità dell'istituzione giudiziaria.
L'intervento denigratorio nei confronti del dott. Papalia, infatti, è stato inscenato dopo la pronuncia di una sentenza e ciò rende palese che gli attacchi offensivi hanno avuto di mira l'intera funzione giudiziaria, inquirente e giudicante.
La particolare gravità dell'accaduto è acuita dal fatto che gli autori delle offese siano alti rappresentanti delle Istituzioni, e ciò espone a serio rischio il mantenimento della necessaria fiducia dei cittadini nella giurisdizione.
Il Csm non mette in dubbio che l'attività giudiziaria possa essere oggetto di critiche e che la critica dell'operato dei pubblici poteri, ivi compreso l'ordine giudiziario, rientri nell'esercizio della libertà di manifestazione del pensiero di ogni individuo e sia al contempo espressione del mandato parlamentare.
E però ancora una volta il Csm, nel prendere atto dell'iniziativa immediata ed esaustiva del Presidente della Camera, è costretto a ribadire che alla legittima espressione del diritto di critica, anche parlamentare, è del tutto estraneo l'uso di frasi capaci solo di sortire effetti delegittimanti per l'istituzione giudiziaria (vedi deliberazione del Csm del 16 gennaio 2002)
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