Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Alla Camera il via libera definitivo della riforma dell'ordinamento giudiziario. Più breve il tirocinio e a tempo gli incarichi direttivi
Separazione soft delle carriere, test e verifiche Punto per punto la riforma delle toghe
Le norme attese almeno dal 1997, quando fallì la Bicamerale Il testo approvato dalla Cdl nella passata legislatura sarebbe entrato in vigore il 31 luglio
ROMA - Uccisa prima ancora di muovere i suoi primi passi - sarebbe successo il 31 di luglio - la rifoma Castelli va in soffitta. E lascia il posto al testo del suo successore, il ministro della Giustizia Clemente Mastella che - comunque - introduce una separazione, anche se molto soft, delle carriere tra giudici e pm, tra giudicante e requirente. Tra le novità, aboliti i test psicoattitudinali d'accesso, il tirocinio più breve e gli incarichi a tempo. Gli avvocati, inoltre, non potranno valutare l'operato dei magistrati, in quanto non membri di diritto dei consigli giudiziari.
Accesso più complicato - Non sarà più sufficiente la sola laurea per accedere al concorso per l'ingresso in magistratura: saranno necessari ulteriori titoli come quelli garantiti dalla frequentazione di scuole superiori di specializzazione. Il concorso richiede una conoscenza di tutte le branche del diritto. In compenso, sarà cancellato ogni limite di età. Nelle commissioni d'esame, al fianco di giudici e docenti universitari, saranno presenti anche avvocati.
No ai test psico-attitudinali - Era una delle novità più contestate della riforma Castelli. Chi vuole diventare magistrato non dovrà più sottoporsi a test psico-attitudinali. Il candidato inoltre non dovrà più scegliere preventivamente se intraprendere la carriera di giudice o di pm.
Cambio di funzioni - Potrà avvenire non più di quattro volte in tutto l'arco lavorativo. Il cambio tra funzione giudicante o requirente, inoltre, comporterà il trasferimento obbligatorio in una regione diversa. L'incompatibilità territoriale è attenuata quando un giudice del civile diventa pm o un pm chiede di passare al civile: in questo caso, non sarà obbligatorio cambiare regione, ma solo provincia.

Incarichi a tempo - Tutti gli incarichi, direttivi e semidirettivi - tra cui procuratore, aggiunto, presidente di sezione, capo dei gip - avranno carattere temporaneo e dureranno 4 anni. Saranno rinnovabili per altri 4 anni se vi sarà una valutazione favorevole da parte del Consiglio superiore della magistratura. Ai magistrati con più di 71 anni d'età non potranno essere affidati incarichi direttivi nuovi.
Valutazioni di professionalità di Csm - Ogni quattro anni i magistrati saranno sottoposti da parte del Csm ad una valutazione di professionalita, che non potrà però in nessun caso avere a oggetto l'attività di interpretazione del diritto o di valutazione del fatto o delle prove. Tra l'altro, fino alla prima valutazione, i magistrati non potranno mai svolgere funzioni requirenti, giudicanti monocratiche penali o di gip o di gup. Una valutazione negativa ripetuta più volte porterà a conseguenze che potranno arrivare anche al licenziamento dei magistrati. Si tratta di un caso unico nel panorama della pubblica amministrazione.
Scuola superiore - La scuola superiore della magistratura manterrà competenza solo per la formazione e l'aggiornamento di giudici e pm. Non ci saranno più i comitati di gestione, mentre faranno il loro esordio il segretario generale e i responsabili di settore. Il comitato direttivo della scuola sarà composto da 7 magistrati, 3 universitari e 2 avvocati. La nomina spetta in parte al Csm e in parte al ministro della Giustizia (un giudice, due docenti e due avvocati). Per tutti i magistrati sarà obbligatorio frequentare corsi di specializzazione e aggiornamento.
Tirocinio più breve con valutazione Csm - Il tirocinio per i neo-magistrati passa da 24 a 18 mesi, con 6 mesi di scuola. Cambierà anche il procedimento di valutazione finale: sarà infatti il Csm a esprimere il giudizio di idoneità al conferimento di funzioni giudiziarie, tenendo conto delle tre relazioni, una per ogni sessione di tirocinio, e della relazione di sintesi predisposta dal comitato direttivo della scuola.
Meno potere agli avvocati nei consigli giudiziari - Gli avvocati saranno presenti nei consigli giudiziari, ma non saranno membri di diritto. Essi saranno soltanto elettivi e quindi non potranno partecipare alla valutazione dei magistrati. Inoltre, cambieranno anche le regole per l'elezione dei togati. Nei consigli giudiziari saranno istituite sezioni autonome per i giudici di pace.
(27 luglio 2007)
28/7/2007 (6:47)
Giustizia, la riforma Mastella è legge
Corsa contro il tempo, poi nella notte la Camera approva. Il ministro: «Una svolta di grande equilibrio»
ROMA A notte fonda nell’Aula della Camera arriva il via libera definitivo alla riforma dell’ordinamento giudiziario. I voti favorevoli sono stati 281, solo 25 i contrari (Forza Italia, An e Lega non hanno partecipato all’ultima votazione, e dell’opposizione è rimasta in aula solo l’Udc). Tra i voti contrari c’è però anche un deputato della maggioranza, quello di Ramon Mantovani del Prc, così come del centrosinistra sono anche i 13 astenuti (i socialisti e i radicali della Rosa nel pugno).
È stata una corsa contro il tempo, con quasi 200 votazioni in un solo giorno, che si è conclusa all’una e mezza di notte, per mandare in soffitta la "controriforma" Castelli varata dal governo della Cdl prima ancora che entri in vigore: il 31 luglio. L’esame del testo Mastella è stato caratterizzato anche a Montecitorio da un durissimo muro contro muro tra maggioranza ed opposizione. Il centrodestra non ha abbandonato l’Aula, come aveva fatto nella prima lettura in Senato, se non nella votazione finale, ma ha duramente protestato tutto il giorno contro la "blindatura" del testo da parte del governo sfruttando ogni secondo del tempo disponibile.
Se è vero che alla Camera il governo non ha posto la fiducia sul testo, è anche vero che nessun emendamento è stato approvato per scongiurare il ritorno del testo al Senato che non avrebbe impedito l’entrata in vigore della riforma Castelli. Un fatto, questo, che avrebbe potuto compromettere la tenuta del governo. Non è certamente un caso che ieri il premier Romano Prodi, al termine del Consiglio dei ministri, si sia trasferito nell’Aula di Montecitorio da dove non si è mosso, rimanendo a votare fino alla fine. Sicuramente un gesto di attenzione nei confronti dei deputati della maggioranza costretti al "tour de force". «Il presidente del Consiglio - ha sottolineato il suo portavoce, Silvio Sircana - ha voluto essere qui a Montecitorio per ringraziare ministri e deputati che stanno lavorando».
Accanto a Prodi c’era anche una nutrita pattuglia di ministri-deputati: il loro voto poteva esser prezioso per compensare quelli dela Rosa nel Pugno, che in otto emendamenti ha votato con la Cdl rischiando di compromettere il risultato. La Cdl, che ha fatto anche un tentativo di far mancare il numero legale, non assecondato però dai deputati dell’Udc, non ha perso occasione per sostenere che la riforma Mastella sarebbe stata scritta «sotto dettatura dell’Anm». In più occasioni, dai banchi di Fi, Lega e An sono volate parole grosse: soprattutto nei confronti di Prodi, che non ha mai risposto alle richieste di chiarimento avanzate dall’opposizione, restando quasi costantemente concentrato su una pila di carte che si era portato da Palazzo Chigi. Un atteggiamento, questo, che ha determinato l’abbandono dell’Aula da parte dei deputati di Alleanza nazionale.
Ignazio La Russa aveva chiesto al governo un chiarimento sulle ragioni dell’esclusione degli avvocati dai consigli giudiziari: davanti al silenzio dai banchi del governo ha deciso di lasciare con i suoi l’emiciclo «in solidarietà con gli avvocati italiani». Bersagliatissimo dall’opposizione anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, che pure ha concesso al centrodestra ben più del tempo previsto dal contingentamento deciso dai capigruppo ed ha concesso la diretta televisiva delle dichiarazioni di voto finali. Il risultato è scontato. Lo è anche per il leader della Cdl Silvio Berlusconi, che in serata osserva malinconicamente: «Un’altra delle nostre riforme che cancellano...». Aggiungendo però subito dopo: «Ma quando torneremo governo e maggioranza, ci occuperemo di nuovo della giustizia». Il premier Romano Prodi, incassato il risultato, lasciando nella notte Montecitorio, approfitta dell’occasione per rispondere a chi dà il suo governo sempre sul punto di cadere. «Sono soddisfatto - dice - andiamo avanti passo dopo passo».
Scalate, Forleo: «Politici complici». Mastella: lesione diritti

Sono 68 (su un totale di 73) le telefonate con parlamentari non indagati che il gip di Milano, Clementina Forleo, ha giudicato rilevanti per le indagini sui tentativi di scalata ad Antonveneta, Bnl e Rcs.
Con due distinti provvedimenti, il Gip milanese ha chiesto al Parlamento l'autorizzazione a utilizzare queste telefonate. Saranno ora le Camere a decidere se autorizzare la magistratura milanese a usare le intercettazioni, visto che contengono conversazioni di parlamentari.
Due ordinanze, sei nomi. Sono Luigi Grillo (Forza Italia) - nell'ordinanza che riguarda più specificatamente la vicenda Antonveneta - e Massimo D'Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre (Ds), da un lato, e Salvatore Cicu e Romano Comincioli (anch'essi di FI), dall'altro, per le vicende relative alla scalata alla Bnl e alla società editrice Rcs.
Il Gip milanese, Clementina Forleo, in una nota dell'ordinanza in cui si chiede alle Camere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni ai fini del procedimento con al centro la compagnia assicurativa bolognese, scrive che Massimo D'Alema e Nicola Latorre avrebbero ricoperto «ruoli attivi» nella vicenda della tentata scalata di Unipol a Bnl.
Arriva la reazione di Piero Fassino. «Rivendico, ancora una volta, la mia assoluta estraneità a qualsiasi disegno illecito».
Dello stesso avviso Massimo D'Alema. «Sono totalmente estraneo a qualsiasi ipotesi di condotta illecita. Tutti possono constatare l'infondatezza di quanto sembra mi venga contestato - aggiunge il vicepremier - poiché le intercettazioni telefoniche sono state rese pubbliche su tutti i giornali italiani».
Sulla vicenda il ministro della Giustizia Clemente Mastella interviene con una nota: «Ho dato mandato ai miei uffici - afferma in una nota il ministro della Giustizia Clemente Mastella - di acquisire la richiesta fatta al Parlamento dal GIP di Milano Clementina Forleo ravvisando, secondo quanto riferito da notizie di agenzia, singolarità rispetto sia al contenuto riportato che al ruolo che, con la richiesta così formulata, il magistrato si è assunto, con una potenziale lesione dei diritti e dell'immagine di soggetti estranei al processo».
Altre telefonate vedono come interlocutore Giampiero Fiorani e Luigi Grillo (e anch'esse saranno trasmesse al Senato per le vicende relative ad Antonveneta). Per il giudice Clementina Forleo «appare doveroso a questa autorità giudiziaria richiedere al Senato della Repubblica il relativo placet il quel potrà consentire di chiudere il cerchio sia sul ruolo in parte già processualmente definito, del senatore Grillo, sia sul ruolo della Rosati (Cristina Rosati, moglie di Antonio Fazio, ndr) sia, più in generale, della sussistenza di apporti politico-istituzionali all'illecita operazione in questione, come ad altre strettamente connesse, tutte condotte ai danni dei piccoli e medi risparmiatori in una logica di manipolazione e lottizzazione del sistema bancario e finanziario nazionale da parte, o comunque con la complicità, di chi aveva il compito istituzionale di garantire il rispetto delle regole poste a presidio dello stato di diritto e in particolare delle regole poste a presidio della tutela dei predetti deboli soggetti».
In un altro passo la Forleo scrive: «Non passivi ricettatori d'informazioni pur penalmente rilevanti...», sostiene il Gip milanese nell'ordinanza che ha trasmesso al Parlamento, che dovrà valutare l'utilizzabilità ai fini dell'inchiesta.
«Appare evidente come l'operazione in questione abbia avuto i suoi supporters in personaggi politici evidentemente interessati alla buona riuscita della stessa - scrive Clementina Forleo sulle conversazioni di alcuni politici con alcuni indagati nelle scalate Unipol e Rcs - per finalità altrettanto evidentemente comprensibili in quanto legate alla tipologia del gruppo oggetto della scalata in questione».
Nel caso specifico della scalata della Rcs, il Gip aggiunge: «Si ha inoltre ulteriore conferma, dal tenore di tali conversazioni, e dai soggetti tirati in ballo, dell'intreccio della "scalata" in questione con quella concernente Antonveneta».
Il giudice, nel sostenere che gli indagati e i personaggi con loro in contatto «erano sicuri» di non essere controllati, si basa su molte conversazioni intercettate in particolare nella vicenda Bnl. E aggiunge che la loro convinzione di non essere intercettati prosegue «anche dopo essere venuti a conoscenza della pendenza del presente e di altri procedimenti penali».
Il Gip inoltre osserva in relazione alla «gravità dei fatti per cui si procede» che «il bene protetto dalla norma cardine che si assuma violata, ossia quella concernente il reato di aggiotaggio, sia non solo l'integrità del mercato finanziario vista in un ottica macroeconomica, ma anche e soprattutto del singolo risparmiatore-investitore estraneo alle complicità soppese a tale reato.
«Nelle vicende di cui si tratta - continua il Gip Clementina Forleo - pur a un certo punto bloccate attraverso l'intervento della Consob e della magistratura, non può non sottacersi la grave ricaduta delle condotte incriminate non solo sull'immagine del Paese, messo a nudo nella sua realtà istituzionale anche nei confronti della comunità internazionale, ma anche sul singolo risparmiatore-investitore, debole e ultimo anello della catena su cui riversare le conseguenze di tali condotte».
A parere del Gip, infine, «sarà proprio il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale nei confronti di suoi membri, inquietanti interlocutori di numerose di dette conversazioni soprattutto intervenute sull'utenza in uso a Giovanni Consorte, i quali all'evidenza appaiono non passivi ricettori di informazioni pur penalmente rilevanti né personaggi animati da sana tifoseria per opposte forze in campo, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata.
«Appare evidente», insomma, «come l'operazione in questione abbia avuto i suoi supporters in personaggi politici evidentemente interessati alla buona riuscita della stessa per finalità altrettanto evidentemente comprensibili in quanto legate alla tipologia del gruppo oggetto della scalata in questione».
Le reazioni. «Trovo francamente forzata la ricostruzione operata dal Gip di Milano, Clementina Forleo», ha dichiarato il capogruppo dell'Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro. «Continuo a ritenere, proprio sulla base delle intercettazioni pubblicate, estranei a qualsiasi disegno criminoso Fassino, D'Alema e Latorre. Sono certa che, come sempre è avvenuto, il Parlamento con serenità e con rigore saprà dare la propria valutazione», conclude la Finocchiaro.
L'Unità - Pubblicato il: 20.07.07
Associazione Nazionale Magistrati

Sottosezione di Nicosia
L'Assemblea della Sottosezione di Nicosia,
- preso atto dell'approvazione da parte del Senato del d.d.l. di riforma dell'ordinamento giudiziario e della delibera di revoca dell'astensione già indetta per il 20 luglio da parte del C.D.C. dell'A.N.M.;
considerato che:
- la definitiva approvazione del d.d.l. da parte della Camera della riforma già approvata dal Senato comporterà un sicuro effetto positivo nella definitiva abrogazione dell'analoga riforma licenziata nel corso della precedente legislatura e, con essa, dei molteplici aspetti autenticamente lesivi dell'indipendenza della Magistratura quali, tra gli altri, il sistema di avanzamento in carriera per concorso con valutazione sul singolo magistrato da effettuarsi da parte di organi a prevalente nomina ministeriale, la rigida separazione delle funzioni requirenti e giudicanti tanto da sostanziarsi in una vera e propria separazione delle carriere, la sostanziale mortificazione del C.S.M nella sua funzione di organo di autogoverno dei Magistrati;
rileva, tuttavia, che la riforma licenziata dal Senato presenta ancora numerosi punti di estrema criticità per lo status del magistrato e per il funzionamento del servizio giustizia con particolare riferimento a:
- la riserva del 10 % dei posti disponibili per l'accesso alle funzioni di legittimità a magistrati con particolari meriti scientifici che rischia di comportare la reintroduzione di un sistema che tenga in maggiore considerazione attività svolte al di fuori dell'Ufficio (pubblicazioni, lezioni universitarie et similia) rispetto all'attività giudiziaria vera e propria, con inevitabili ripercussioni in materia di efficienza della giustizia essendo disincentivato il dedicarsi a tempo pieno all'attività di ufficio;
- la prevedibile monopolizzazione degli incarichi direttivi da parte dei magistrati che accederanno alle funzioni di legittimità in virtù della riserva appena descritta, con evidente discriminazione a carico di magistrati più in impegnati in attività di ufficio;
- la incompleta revisione dell' ulteriore gerarchizzazione degli uffici di Procura;
- il mancato ampliamento del numero dei componenti del C.S.M. già inadeguato alle attuali esigenze di autogoverno e ancor più alla luce dell'introduzione del sistema delle valutazioni quadriennali;
- la introduzione del sistema per cui il lavoro del magistrato è valutato anche con riferimento all'esito dei gradi successivi di giudizio che rischia di comportare inevitabilmente una compromissione dell'indipendenza dei giudici di primo grado;
- la mancata previsione di una disciplina che, a fronte dell'introduzione dell'incompatibilità a ricoprire funzioni requirenti degli uditori in prima nomina, condivisibile in linea di principio, risolva gli inevitabili problemi pratici che certamente - in assenza di tale disciplina - comporteranno una cronica scopertura degli uffici di Procura "di frontiera", in particolare del Mezzogiorno (in tal senso va detto che il giusto ripristino della prescelta cd. assoluta per le sedi disagiate non potrà costituire un valido argine a tale fenomeno);
- l'inadeguatezza del regime transitorio con particolare riferimento alla temporaneità degli incarichi direttivi che porrà nell'immediato gravissimi problemi pratici nella copertura di tali uffici;
- l'ennesimo accantonamento della questione economica e della perequazione alle altre magistrature nonostante che il concorso in Magistratura sia configurato quale concorso di secondo grado e che i soli Magistrati ordinari siano sottoposti alle valutazioni quadriennali introdotte dalla riforma; tale aspetto, peraltro, non potrà che disincentivare i più valenti laureati ad intraprendere un percorso finalizzato all'ingresso nella Magistratura ordinaria;
pertanto,
si ritiene che i molti aspetti negativi appena evidenziati avrebbero meritato un'adeguata e tempestiva forma di protesta,
e SI CHIEDE
all'A.N.M. di mantenere lo stato di agitazione, di vigilare sugli ulteriori passaggi parlamentari della riforma nonché sull'eventuale emanazione di norme esecutive e di coordinamento affinchè siano smussati gli aspetti di maggiore problematicità e di operare con un sempre maggiore coinvolgimento della base e, in particolare, con una crescente considerazione delle problematiche più sentite dai giovani Magistrati.
Il Presidente Il Segretario Alessandro DAGNINO Luca CESTARO
MAGISTRATURA DEMOCRATICA

Le modifiche alla riforma delle procedure concorsuali
Lo schema di decreto legislativo recante “Disposizioni integrative e correttive del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, recante la disciplina del fallimento, del concordato preventivo e della liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell’articolo 1, commi, 5, 5-bis e 6 della legge 14 maggio 2005, n. 80” approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 giugno scorso ha l’obiettivo di superare gli aspetti più critici e problematici della riforma delle procedure concorsuali. Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri introduce alcune modifiche ed integrazioni che correggono i gravi errori tecnici contenuti nella riforma e che vanno salutate con favore. In particolare deve essere accolta con favore la nuova e più chiara formulazione dell’articolo 1 con la ridefinizione dell’area della fallibilità; si tratta di un tentativo di porre rimedio alla drastica diminuzione del numero di dichiarazioni di fallimento che si è riscontrato in questi mesi (soprattutto in alcune regioni meridionali) ed alla esclusione dell’intervento giurisdizionale in molte situazioni di insolvenza con la conseguente caduta della tutela dei diritti dei soggetti più deboli e meno garantiti. Non vi è stata, tuttavia, una reale inversione di tendenza rispetto alle scelte negative operate dal legislatore del 2005. Resta, in primo luogo, irrisolto il problema della insolvenza civile, della possibilità del piccolo imprenditore di chiedere il proprio fallimento e di usufruire dell’esdebitazione e non si è ritenuto di disegnare un regime unitario dell'insolvenza, in linea con altri ordinamenti europei. Si è poi operato un ulteriore ridimensionamento della funzione del giudice e dell’ambito di intervento della giurisdizione. Che una riforma della materia fallimentare debba riconoscere un ruolo attivo e propulsivo ai creditori è una idea largamente condivisa (e condivisibile) ma a questo, come necessario contrappunto, deve accompagnarsi il riconoscimento di una forte funzione di controllo del giudice. Lo schema di decreto legislativo limita ulteriormente questa funzione di controllo, realizza un ulteriore marcato arretramento della giurisdizione, non tiene conto di come la prima applicazione della riforma non abbia segnato la realizzazione di un modello procedimentale più efficiente ma abbia comportato l'allontanamento degli operatori economici dalla giurisdizione e l’erosione delle garanzie soprattutto per i soggetti che, a causa delle dimensioni economiche o della situazione ambientale in cui operano, si trovano in uno stato di maggiore debolezza. Non tiene conto di come, soprattutto in alcune zone del nostro paese, la riduzione del ruolo del giudice significa consegnare le procedure e gli organi fallimentari, per primi i curatori, ai poteri forti e talvolta illeciti presenti sul territorio. La legalità costituisce un valore che si difende non con processi di diffusa degiurisdizionalizzazione ma con processi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure. La sottrazione al Pubblico Ministero dell’accertamento della insolvenza, l’eliminazione di ogni controllo pubblicistico sull’attività del curatore, l’ampliamento delle competenze del comitato dei creditori ( al quale lo schema del decreto legislativo aggiunge il compito di approvare il programma di liquidazione), e l’ambiguo ruolo attribuito ai suoi componenti, con l’oggettivo rischio di un conflitto di interessi, la possibilità della maggioranza dei creditori di sostituire il curatore erano scelte già realizzate dal legislatore della riforma, che non tenevano conto della concreta realtà economica ed ambientale in cui, in vaste parti d’Italia, si è chiamati ad operare, ed ora sono confermate o ampliate. Si tratta di opzioni che guardano ai diritti soggettivi in senso esclusivamente privatistico, che non perseguono alcun contemperamento tra i diritti dei soggetti deboli e di quelli più garantiti, né la concreta realizzazione del principio, rispondente ad un interesse pubblicistico, della par condicio creditorum (che era stata la risposta tradizionale ma efficace al contrasto tra gli interessi di ciascun creditore che la crisi d’impresa fatalmente scatena). Magistratura Democratica non ha condiviso le scelte operate dal legislatore del 2005 e ritiene che gli interventi correttivi non vadano nel senso di un riequilibrio tra esigenze di efficacia della procedura ed esigenze di tutela di tutti i soggetti e degli interessi pubblici coinvolti. Occorre ribadire, invece, l’importanza del ruolo della giurisdizione nella materia dell’insolvenza; questa esigenza non nasce dalla volontà difendere in modo acritico un modello di giudice e di procedura concorsuale certamente superata (nonostante le esperienze “virtuose” che si sono sviluppate in questi ultimi decenni in alcune realtà giudiziarie) né di svolgere una difesa corporativa di una posizione di “potere”, né infine di rivendicare l’espletamento di funzioni gestorie di tipo amministrativo ma da una riflessione, che non nasce oggi, sulla necessità di predisporre un modello procedimentale che persegua a fianco alle esigenze, riconosciute da tutti, di flessibilità, celerità ed efficienza, la garanzia di tutela di tutti i diritti e di tutti i soggetti e degli interessi pubblici e collettivi coinvolti nelle situazioni di insolvenza, dalla necessità di realizzare, nella sostanza, un equo contemperamento dei diritti civili e degli interessi generali con i diritti economici e gli interessi privatistici.
Associazione Nazionale Magistrati

LA GEC sul caso magistrati e SISMI
La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati
nella delibera approvata all’unanimità nella seduta del 4 luglio 2007 il Consiglio Superiore della Magistratura ha rappresentato, sulla base della documentazione acquisita e delle audizioni svolte, che:
a) “ a partire dall'inizio dell'estate del 2001… ebbe inizio, nei confronti di alcuni magistrati italiani ed europei e delle associazioni di riferimento degli stessi… una attività di intelligence da parte del SISMI protrattasi, in modo capillare e continuativo, sino al settembre 2003 e, in modo saltuario, sino al maggio 2006 “ ;
b) “ a motivazione dell'opera di intelligence svolta” non è stato addotto “alcun fatto specifico (e men che meno alcun fatto illecito), essendo detta attività stata disposta esclusivamente…sul presupposto che i magistrati oggetto di attenzione” fossero “«portatori di pensieri e strategie destabilizzanti…in ragione dell'attività giudiziaria svolta o delle posizioni assunte nel dibattito politico-culturale”;
c) “l'opera di intelligence si è concretizzata non solo nella raccolta e nella schedatura di materiali noti o comunque pubblici ma anche in un capillare monitoraggio delle attività, dei movimenti e della corrispondenza informatica di magistrati, mediate forme di osservazione diretta o ad opera di terzi non individuati …di contatto con fonti riservate e di inserimento (non è dato, allo stato, sapere con quali modalità) in mailing list con accesso limitato agli aderenti” ;
d) “a fianco della osservazione sono stati posti in essere dal SISMI specifici interventi tesi a ostacolare o contrastare l'attività professionale o politico-culturale dei magistrati e delle associazioni in questione.”;
e) “tale attività si proponeva di conseguire effetti di intimidazione nei confronti di alcuni magistrati e di cagionare perdita di credibilità nei confronti di altri preposti a indagini e processi particolarmente delicati, così aumentando le difficoltà nella collaborazione giudiziaria sopranazionale ed ostacolando, in maniera significativa, l'esercizio indipendente ed efficace della giurisdizione (e ciò anche a prescindere dai danni, professionali e di immagine, per i singoli magistrati interessati)”
In termini oggettivi, argomentati, pacati (e proprio per questo più eloquenti e severi), l’organo di governo autonomo della magistratura ha dunque affermato che nel nostro paese è stata per anni sotto osservazione l’attività di uffici giudiziari, di libere associazioni italiane ed europee, di singoli giudici e pubblici ministeri.
Tra l’altro si è posta sotto osservazione la stessa ANM in un momento di massima espressione, quale quello delle elezioni per il rinnovo del suo organo rappresentativo centrale.
E ciò ad opera di un organismo che ha come compito istituzionale quello di proteggere la sicurezza nazionale da minacce esterne.
Si può affermare, senza alcuna enfasi, che si tratta di una realtà che non ha precedenti nella storia e nell’esperienza dei moderni Stati democratici di diritto, fondati sulla separazione dei poteri, sulla garanzia della sfera di libertà e di riservatezza dei cittadini onesti e sulla rigorosa salvaguardia delle libertà di associazione.
L’A.N.M. ha mantenuto un doveroso atteggiamento di discrezione e di rispetto in attesa di conoscere “fatti” e “dati” ed intende mantenere lo stesso atteggiamento nei confronti delle indagini giudiziarie in corso dirette ad accertare responsabilità.
A fronte di quanto sino ad ora conosciuto e visto il mandato ricevuto dal CDC nella seduta del 14.7.2007
la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati - esprime piena solidarietà a tutti i magistrati europei ed italiani oggetto di indebite attività di “osservazione” e di “monitoraggio” compiute in violazione dei loro diritti fondamentali e della loro persona;
- ribadisce il suo impegno diretto a garantire a tutte le associazioni di magistrati , internazionali ed italiane, ed a tutti i magistrati che ad esse aderiscono il più assoluto rispetto del “diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale” sancito dall’art. 18 della nostra Costituzione;
- si impegna ad esaminare tutte le forme di presenza istituzionale idonee a tutelare i valori e gli interessi giuridici di cui l’associazione è portatrice e titolare, ivi compresa l’eventuale costituzione di parte civile in sede di giudizio penale.
Roma, 18.7.2007
La Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati
Associazione Nazionale Magistrati

Il Comitato Direttivo centrale
Rileva
- Il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario che disciplina la “carriera” e le valutazioni di professionalità dei magistrati e regola i passaggi dalle funzioni di giudice a quelle di pubblico ministero e viceversa;
- nel corso dei lavori d’aula sono stati apportati miglioramenti al testo licenziato dalla Commissione Giustizia, in particolare in materia di passaggio di funzioni e di partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità dei magistrati (partecipazione non rifiutata in linea di principio ma problematica e fonte di tensioni in assenza di un adeguato regime di incompatibilità);
- l’interesse della magistratura italiana è che sia “definitivamente” approvato, entro la data del 31 luglio, il disegno di legge (in modo da scongiurare il rischio dell’entrata in vigore della legge Castelli) e che si volti pagina affrontando finalmente le questioni di giustizia che più interessano i cittadini; prime tra tutte la riduzione dei tempi del processo penale e civile ed una migliore e più efficiente organizzazione degli uffici giudiziari .
Tanto premesso il CDC
- manifesta ancora una volta insoddisfazione per l’“accantonamento” di punti importanti per un nuovo ordinamento giudiziario, tra cui l’assetto interno degli uffici di Procura, l’elevazione del numero dei componenti ed il sistema di elezione dei membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura;
- ribadisce la critica nei confronti delle parti della riforma (segnatamente la direzione della Scuola ed il rapporto tra magistrati e dirigenti amministrativi) che, per l’inadeguatezza delle soluzioni adottate, non offrono tutto il necessario contributo al miglioramento dell’efficienza della giurisdizione;
- dichiara assolutamente indilazionabile, in considerazione dell’inaccettabile inerzia governativa in materia, aprire un serrato confronto per apportare i necessari miglioramenti, non solo alle norme dell’ordinamento, ma anche e soprattutto alle questioni dell’organizzazione del sistema giudiziario e della funzionalità e ragionevole durata del processo, nell’interesse dei cittadini.
A questi fini mantiene lo stato di agitazione revocando però l’astensione dall’attività giudiziaria proclamata per il prossimo 20 luglio 2007 e delibera di indire, per il mese di settembre 2007, assemblee di tutti gli uffici per un approfondito esame delle norme ordinamentali e per l’avvio di iniziative, anche con le altre categorie di operatori della Giustizia, miranti al recupero di efficienza e di credibilità della giurisdizione.
Roma, 14 luglio 2007
giacomo.amadori Venerdì 13 Luglio 2007 alle 16:03
Il Presidente del consiglio Romano Prodi è stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Catanzaro. Il reato ipotizzato è l’abuso d’ufficio. Per la procura si tratta di un atto dovuto, anche a tutela delle garanzie della difesa, che permetterà di chiarire i rapporti tra il premier e altri personaggi sotto inchiesta per la cosiddetta loggia di San Marino. Da mesi il sostituto procuratore Luigi De Magistris sta indagando su un presunto comitato d’affari che, sull’asse San Marino-Bruxelles, si sarebbe arricchito incassando finanziamenti dell’Unione europea in modo illegale.
Al centro dell’inchiesta, oltre a numerose società sospette, ci sono alcuni uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che sono già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Come l’onorevole Sandro Gozi, ex funzionario dell’Unione europea, già «assistente politico» di Prodi a Bruxelles e attualmente suo sostituto in Commissione Affari Costituzionali della Camera. Per De Magistris uno degli uomini chiave a San Marino sarebbe, invece, un’altra vecchia conoscenza del Professore: Piero Scarpellini, 57 anni, impiegato in una società con sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto di perquisizione «consulente di Prodi» («consulente non pagato dell’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del consiglio per i paesi africani» ha precisato di recente palazzo Chigi). I personaggi in questione sarebbero tra i principali interlocutori dell’utenza telefonica 32074… intestata alla Delta spa e che De Magistris ipotizzerebbe essere riconducibile al «Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff». Adesso la procura vuole capire se ci sia un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell’entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi (Prodi è stato presidente della commissione dal 1999 al 2004) e le presunte truffe euromilionarie ai danni dell’Unione europea. Gli inquirenti non escludono che il Professore fosse all’oscuro delle operazioni sospette realizzate intorno a lui e sulla cui illegalità gli investigatori avrebbero già trovato nelle ultime settimane riscontri, documentali e testimoniali. Dall’inizio dell’inchiesta uno degli strumenti investigativi più utilizzati dall’accusa sono stati i tabulati telefonici. Ora, per poter valutare la posizione dell’onorevole Prodi, gli inquirenti potranno chiedere l’autorizzazione al parlamento per l’acquisizione del traffico telefonico del premier, in base alla legge numero 140 del 20 giugno 2003.
LEGGI ANCHE: Le relazioni pericolose del professor Prodi - Scarpellini: Mi manda Prodi ma non sono un massone - Quel generale della Finanza tra logge e dossier illegali
http://blog.panorama.it/italia/2007/07/13/inchiesta-sulla-loggia-di-san-marino-prodi-indagato-a-catanzaro/
UNITA' PER LA COSTITUZIONE

Come è noto il CDC dell'Associazione Nazionale Magistrati il giorno 10 luglio scorso ha proclamato un giorno di astensione dal lavoro (sciopero) in segno di protesta e di dissenso verso il testo di riforma dell'Ordinamento Giudiziario, approvato dalla Commissione Giustizia del Senato.
La decisione (con soli due voti di astensione) segue di una settimana quella delle dimissioni della Giunta Esecutiva Centrale (condivisa dall'intero CDC).
La Magistratura, con tali iniziative, ha voluto manifestare il profondo senso di delusione verso una Politica che si era impegnata ad abrogare o, quanto meno, a modificare sostanzialmente la pessima riforma Castelli.
Il testo del Senato, invero, costituisce un prodotto molto deludente di un percorso altrettanto deludente, caratterizzato da un finto dialogo tra sordi, ed è decisamente peggiorativo rispetto alla proposta del Ministro Mastella che, sia pure con alcune insoddisfacenti soluzioni, in ogni caso poteva rappresentare una base di discussione, e si prestava a qualche miglioramento.
Nel testo del Senato, infatti, si crea un organismo (la Scuola Superiore della Magistratura), non costituzionalmente previsto, separato dal CSM, che è sostanzialmente strutturato, per composizione (in larga misura ad opera del Ministro, e, quindi, dell'Esecutivo!) e per competenze, come organismo di condizionamento anche politico della Magistratura.
Il tema della Scuola, che è stato costantemente sottovalutato (anche da alcuni settori della magistratura), costituisce un nodo centrale della riforma, perché, attraverso la sua istituzione nei termini proposti, si incide sui rapporti tra Giudiziario ed Esecutivo, con sbilanciamento netto in favore di quest'ultimo.
Nel testo del Senato si prevede un accesso alle funzioni di legittimità (particolarmente delicate in considerazione del ruolo di indirizzo giurisprudenziale assunto dalla Corte di Cassazione) sottratto al diretto controllo del CSM e destinato a creare delle carriere privilegiate e parallele.
Nel testo del Senato viene "accantonata" la normativa relativa alla organizzazione delle Procure, lasciando, quindi, inalterato un modello fortemente gerarchizzato.
Nel testo del Senato viene "accantonata" la normativa relativa alla composizione del CSM ed alla stabilizzazione delle sue strutture di supporto (Ufficio Studi e Magistrati Segretari), ribadendo, in tal senso, la evidente volontà di depotenziamento dell'unico organismo costituzionalmente preposto all'autogoverno dei magistrati.
Nel testo del Senato si prevede un meccanismo di passaggio dalle funzioni inquirenti a quelle giudicanti e viceversa che rivela una inaccettabile diffidenza verso la Magistratura e che realizzerà, nei fatti, una sostanziale separazione tra le funzioni.
Nel testo del Senato, inoltre, le fonti di conoscenza ai fini della valutazione di professionalità dei magistrati diventano,tra le altre, quelle ministeriali (sic!), nonché "gli esiti delle singole fasi processuali". A tal ultimo proposito c'è da chiedersi quale sia la differenza sostanziale rispetto all'ipotesi del divieto di "interpretazione creativa" previsto dalla riforma Castelli?!
Questi in estrema sintesi i punti che caratterizzano in negativo la riforma e che inducono a posizioni di netto e dichiarato dissenso.
Il dissenso non può e non vuole essere interferenza per quelli che sono i compiti esclusivi della Politica!
Vuole significare, però, una presa di distanza da responsabilità che devono appartenere tutte alla Politica, senza equivoci di sorta.
E' la Politica che si assume la responsabilità di far entrare in vigore o non la riforma cd. Castelli!!!
E' la Politica che si assume la responsabilità di modificare la cd. riforma Castelli nei termini indicati, senza consensi, più o meno espliciti o impliciti della Magistratura, e senza "strizzatine d'occhio" più o meno compiacenti di alcuni ( per fortuna pochi) e ben introdotti magistrati.
Lo sciopero non rappresenta, certo, uno strumento in grado di indurre a ripensamenti, ma costituisce oggi forse l'unica manifestazione di un pensiero che vuole rimanere libero, senza condizionamenti politici, e che trova difficoltà (per usare un eufemismo) ad essere veicolata all'esterno, in un contesto di diffusa tendenza omologante del messaggio "non disturbate il manovratore".
Roma,12.7.2007.
Il Segretario Generale Marcello Matera
Artists Against Wars
Filippine: Liberate Padre Giancarlo Bossi English follow
Padre Giancarlo Bossi, missionario del Pime, è stato rapito lo scorso 10 giugno dalla parrocchia di Payao, Prelatura di Ipil, provincia di Zamboanga Sibugay. Chi sono i rapitori e chi i mandanti? Perchè non dichiarano i loro scopi? Chi c’è dietro questo dramma? Perché giocano con la vita di una persona, un religioso che vive per servire la popolazione di una zona remota? Stanno minacciando qualcuno, fosse anche l’intero Paese o la comunità internazionale? Il governo dice di star utilizzando tutte le risorse a sua disposizione per cercare il rapito. Il Fronte islamico di liberazione Moro ha dichiarato a sua volta di aver accesso a diversi gruppi armati dell’area. I leader religiosi ed i fedeli di ogni credo pregano e si dichiarano solidali. I bombardamenti avvenuti a Bansalan la scorsa settimana hanno distrutto delle vite e provocato tanti feriti e sofferenti. Come gli omicidi di tante persone impegnate per il bene o i loro rapimenti e le minacce che ricevono. Chi può denunciare gli autori di queste atrocità? Vi sono dei collegamenti fra questi fatti? Esprimiamo la nostra solidarietà a P. Giancarlo Bossi e ai missionari del PIME, e a tutti coloro che come loro sono impegnati nelle Filippine per difendere i diritti dei più deboli e per denunciare le ingiustizie nei confronti della popolazione. Rete Artisti contro le guerre
Artists Against Wars
P. Giancarlo Bossi, misssionary of the PIME, has been kidnapped the 10th of June in Payao (Philipppines). Who are the kidnappers and who are the instigators? Why they don't explain their intentions? Why they are joking with the life of a man, who lives to serve the people? Are they threatening somebody or are they threatening the whole international comunity? The government said that everything has been done to find the kidnapped. The Islamic Front of Liberation MORO said that they know the guerillas of the area. The religious leaders explained their solidarity. The bombing of Bansalan killed and injured many civilians. Many volunteers who are working to help the local people have been killed or kidnapped. Who is able to denounce the persons who did it? Are there some connections? We explain our solidarity to P.Giancarlo Bossi and to the missionaries of the PIME and to all of them who are working to defend the rights of the people and to denounce all injustices. Net of Artists against wars
Associazione Nazionale Magistrati

Il Comitato Direttivo Centrale
Ribadisce il suo argomentato dissenso su punti rilevanti del disegno di legge sull'ordinamento giudiziario attualmente all'esame del Senato; Delibera una giornata di astensione dell'attività giudiziaria per la data del 20 luglio 2007 dando mandato alla Giunta Esecutiva Centrale per la determinazione delle modalità di attuazione; Convoca il Comitato Direttivo Centrale per sabato 14 luglio 2007 per valutare gli sviluppi ed i risultati dei lavori parlamentari sulla materia ordinamentale e per assumere ogni ulteriore decisione ivi compresa la eventuale revoca dello sciopero. Roma, 10 luglio 2007 Documento approvato all'unanimità con due astensioni
|