Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La Cdl si spacca, An vota con l'opposizione Giustizia, maggioranza battuta alla Camera Bocciato l'emendamento che alleggerisce le pene per i reati d'opinione, voluto dalla Lega. Castelli: «Cose che capitano»
ROMA - Si complica alla Camera l'esame della nuova normativa contro i reati d'opinione sostenuta con particolare forza dalla Lega. La vicenda si è aggrovigliata al momento del voto sugli emendamenti che avrebbero dovuto modificare la legge Mancino che punisce le attività e la propaganda razzista. La Lega avrebbe voluto cancellare la reclusione prevista sino a tre anni e sostituirla con una multa. Alleanza nazionale e le forze del centrosinistra si sono dette contrarie. Alla fine la maggioranza è andata sotto su un emendamento della commissione Giustizia L'emendamento, è stato bocciato, con una votazione a scrutinio segreto, con 249 no, 195 sì e tre astenuti. Decisiva la posizione contraria di An.
SCONTRO TRA AN E LEGA- Al voto si è giunti dopo un lungo dibattito che ha visto contrapporsi il ministro della Giustizia Roberto Castelli ed il vicepresidente di An Ignazio La Russa. Castelli ha evocato in Aula, pur senza mai nominarla direttamente, il caso di Oriana Fallaci, «che è stata citata in giudizio in Italia per quello che ha scritto». «Se passasse il principio della reclusione per chi fa propaganda alla superiorità di una razza - ha spiegato Castelli - diamo le armi a qualche magistrato illiberale che intenda colpire qualcuno». La Russa aveva cercato una mediazione con un subemendamento che avrebbe ridotto da tre anni ad uno il periodo di reclusione per il reato di istigazione e propaganda dell'odio razziale e della superiorità della razza. Ma il subemendamento ispirato da An è stato respinto: l'Unione si è astenuta e FI ha votato contro. Da qui la decisione di La Russa di votare contro l'emendamento della commissione che è stato «bocciato» dall'aula.
LE REAZIONI - Pur non nascondendo una certa irritazione per come è andato il voto, Roberto Castelli minimizza: «Sono problemi che hanno a che fare con la coscienza individuale, un voto trasversale in questi casi ci sta tutto». «Certo, se avessimo fatto fare alla commissione - aggiunge il Guardasigilli - che ha meditato le cose, sarebbe stato meglio».
Corriere Sera 06 luglio 2005 http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/07_Luglio/06/camera.shtml
Associazione Nazionale Magistrati

Alla famiglia Borsellino
A nome dell’Associazione Nazionale Magistrati e di tutti i magistrati italiani, esprimo alla famiglia dell’indimenticato collega Paolo Borsellino ed ai familiari delle altre vittime la più incondizionata solidarietà nel deplorare l’ignobile oltraggio alla lapide posta alla memoria Sua e degli agenti della Sua scorta.
Né questo episodio né altro potrà mai scalfire il ricordo di Paolo Borsellino come ineguagliabile esempio di magistrato intelligente, onesto e coraggioso.
Episodi del genere dimostrano quanto sia ancora lunga la strada per l’affermazione della cultura della legalità, per la quale Paolo ha sacrificato la sua stessa vita.
Roma, 6 luglio 2005
Il Presidente Ciro Riviezzo
Associazione Nazionale Magistrati

L’A.N.M. sentita dalla Commissione Giustizia della Camera sull’ordinamento giudiziario
La Giunta Esecutiva Centrale dell’ANM è stata ricevuta dall’Ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati in ordine all’esame della proposta di legge sull’ordinamento giudiziario.
La Giunta, richiamate le ragioni di dissenso sull’impianto stesso della proposta di riforma, si è soffermata sull’esame dell’emendamento approvato dal Senato, evidenziando come il messaggio del Capo dello Stato è stato in alcuni punti eluso ed in altri apertamente contraddetto. La proposta di legge, quindi, conserva aspetti di palese incostituzionalità.
Inoltre, è stato esaminato l’emendamento approvato dal Senato in materia di disciplina transitoria per l’assegnazione degli incarichi direttivi, ed è stato evidenziato che esso si pone in chiaro contrasto con gli artt. 105, 3 e 97 della Costituzione, violando le prerogative che la Costituzione assegna in via esclusiva al CSM, crea irrazionali disparità di trattamento e confligge con il principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione.
Roma, 6 luglio 2005 La Giunta Esecutiva Centrale
CIRIELLI, PETRINI "MAGGIORANZA E GOVERNO SI OCCUPANO SOLO DEGLI AFFARI LORO"
Dichiarazione del senatore della Margherita, Pierluigi Petrini. "Questo parlamento non è al servizio della nazione, ma è al servizio di pochi potenti. E quanto sta accadendo è l'ennesima dimostrazione della protervia di maggioranza e governo. Non è ammissibile che di fronte alla crisi drammatica che investe il Paese, di fronte a problemi gravi per milioni di famiglie, a un'economia che va a rotoli e con un'Europa che giudica gravemente malati i nostri conti pubblici, governo e maggioranza si occupino del destino di qualche condannato eccellente". E' quanto ha dichiarato in Aula il senatore della Margherita Pierluigi Petrini a proposito dell'ennesima forzatura della maggioranza che ha sottratto il Ddl Cirielli alla discussione della commissione giustizia per "catapultarlo in aula". "Una maggioranza allo sbando, con suoi esponenti che insultano il Presidente della Repubblica nell'Europarlamento, non si occupa dei destini dell'Italia, ma offende l'istituzione parlamentare con un'altra legge ad personam. In Senato - continua Petrini - non si parlerà dei problemi della giustizia, della concreta realizzazione della 'ragionevole durata dei processi', che pure abbiamo scritto insieme nella nostra Costituzione nella scorsa legislatura, della condizione in cui operano operatori e agenti negli istituti penitenziari, del sovraffollamento delle carceri con numeri mai raggiunti, della certezza della pena. Maggioranza e governo si occupano soltanto degli affari loro. Ma i cittadini hanno capito, hanno voltato le spalle e non aspettano altro che poter cambiare. Affinché un nuovo governo e un nuovo Parlamento si occupino, finalmente, di trovare soluzioni ai problemi che li riguardano". Roma, 6 luglio 2005
GIUSTIZIA: FANFANI, PERCHE’ LA CDL AMMAINA IL TRICOLORE?
Dichiarazione on. Giuseppe Fanfani, responsabile Giustizia della Margherita. - “In un momento come questo in cui i valori dell’unità nazionale e del prestigio dell’Italia all’estero sono fortemente compromessi da comportamenti insensati, è gravissimo svilire il valore del Tricolore, di fatto riducendo a semplice contravvenzione il reato di vilipendio alla bandiera nazionale. In questa operazione si sono trovati uniti tutta la Cdl e alcune parti della sinistra, ad eccezione dei Democratici di sinistra che hanno invece sostenuto gli emendamenti da noi presentati. Auspico che nel voto finale al provvedimento sui reati di opinione anche la Cdl abbia un sussulto di orgoglio nazionale e ritorni sui suoi passi. Così come mi auguro che anche il gruppo verde ripensi al proprio emendamento soppressivo del reato di vilipendio.” Roma, 6 luglio 2005
GIUSTIZIA: MONACO, PARLAMENTO ANCORA OSTAGGIO DELL’OSSESSIONE DEL PREMIER
Dichiarazione on. Franco Monaco, vicepresidente dei deputati della Margherita. - “La giornata parlamentare di oggi è clamorosamente eloquente nell’illustrare l’impudenza del governo Berlusconi ossessionato da una e una sola cosa: la giustizia ad uso domestico. Incurante dei mille problemi che affliggono il paese e del discredito accumulato per la sequela ininterrotta di leggi ad personam, la maggioranza ha preteso di incardinare già domani al Senato la legge “salva Previti”, confermando così la sussistenza di un patto scellerato tra Fi e Lega. Nelle stesse ore, oggi, alla Camera, dove solo ieri la maggioranza è stata battuta sulla legge per la competitività di cui evidentemente le importava poco, a motivo delle centinaia di assenze tra le sue fila, perfino i banchi del governo si sono affollati per far procedere militarmente quella riforma dell’ordinamento giudiziario che attenta all’indipendenza della magistratura e che è incappata nelle censure di Ciampi. Con buona pace dei sedicenti moderati Udc e An, la Cdl era e resta ostaggio dell’ossessione di Berlusconi: le leggi per gli amici e le ritorsioni contro la magistratura.” Roma 6 luglio 2005
Cavallaro: "Una Cirielli al giorno toglie il giudice di torno"
Dichiarazione del senatore della Margherita, Mario Cavallaro, Componente della Commissione Giustizia. - "Come governo e maggioranza hanno iniziato questa legislatura con le leggi vergogna e ad personam allo stesso modo la concluderanno. Ma poi se ne andranno a casa". Lo dichiara il senatore della Margherita e componente della Commissione Giustizia, Mario Cavallaro, in merito alla decisione della maggioranza di calendarizzare giovedì, nell'Aula di Palazzo Madama, la legge ex Cirielli. Continua Cavallaro: "Mentre in Commissione maggioranza e opposizione discutevano il provvedimento, senza nessun ostruzionismo da parte del centrosinistra, qualcuno dalle parti di Palazzo Grazioli ha pensato che fosse opportuno dare un'accelerata per approvare un'altra legge fatta apposta per condannati eccellenti". "Evidentemente - conclude - non solo una Cirami ma anche una Cirielli al giorno, secondo la Casa delle Libertà, toglie il giudice di torno". Roma, 5 luglio 2005
Una scritta oscena sulla lastra che ricorda il magistrato La sorella accusa la città: la mafia non è ancora sconfitta Uno sfregio sulla lapide Oltraggio al giudice Borsellino di ALESSANDRA ZINITI
PALERMO - Che sia stata una ragazzata o un messaggio alla vigilia delle celebrazioni per il tredicesimo anniversario della strage di via D'Amelio poco importa. Quel pennarello nero che ha tracciato un disegno e una scritta oscena imbrattando la lapide che ricorda il sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini di scorta ha sollevato unanime sdegno ma soprattutto riacceso le polemiche sulla Palermo sonnacchiosa dove la riscossa della cosiddetta società civile è un lontano ricordo della terribile estate di sangue del 92. "Davanti a gesti simili resto senza parole", è il laconico commento di Manfredi, il figlio di Paolo Borsellino.
E' Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso, a puntare l'indice sulla città. "Il gesto è più grave della profanazione di una tomba. Significa che siamo ancora lontani dall'aver sconfitto la mafia e la mentalità che la supporta. Se la lapide è stata sporcata da un ragazzino la cosa è ancora più grave. In quale contesto si fanno crescere i nostri ragazzi? Con quale educazione? La maturità è lontana". Guardando la lapide imbrattata, sotto casa della madre, ai piedi dell'albero d'ulivo piantato lì dove il tritolo lasciò il suo cratere, Rita Borsellino traccia con amarezza il ritratto della Palermo che ha "prodotto" questo gesto. "Il problema è che a Palermo c'è una fascia di popolazione che era lì 13 anni fa e lì è rimasta, al di là del lavoro fatto nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi, con risultati bellissimi. C'è una fascia di popolazione quasi impermeabile e questo gesto, frutto dell'arroganza e dell'ignoranza. Dovrebbe essere la collettività a reagire".
La lapide è stata ripulita nel giro di un paio d'ore dagli operai mandati dal Comune, in via D'Amelio è arrivato uno striscione dei Ds ("Chi infanga la memoria vuole Palermo senza futuro"), politici e forze sociali hanno fatto a gara a dettare alle agenzie dichiarazioni di sdegno. Ma anche il procuratore Piero Grasso non nasconde il suo scoramento. "C'è qualcuno che ancora ha bisogno di capire che la vita che si dà per compiere il proprio dovere è qualcosa di assoluto e bisogna rispettarlo. Oggi hanno imbrattato la lapide che ricorda Borsellino e gli agenti della scorta, questo lascia intravedere quanto c'è da fare con i giovani, altri giovani, non la maggioranza, che hanno compiuto un gesto di becero vandalismo che non fa certamente onore a questa città".
Da tutto il paese si levano reazioni sdegnate. Il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini esprime tutta la sua solidarietà alla famiglia: "Anche se si dovesse trattare di una stupida ragazzata è un atto da condannare con estrema fermezza". "Un gesto gravissimo che mortifica la memoria di tutti gli italiani", dice il presidente dell'Antimafia Roberto Centaro. "Senza parole - il deputato Ds Giuseppe Lumia - di fronte a questo gesto che colpisce al cuore tutti quelli che hanno a cuore la legalità", mentre per il coordinatore della Margherita siciliana, Salvatore Cardinale, "lo sfregio è un atto grave e offensivo per la comunità siciliana e nazionale". Il segretario dei Ds Piero Fassino ha telefonato a Rita Borsellino per esprimerle la sua solidarietà, "L'indignazione non basta", commenta Luciano Violante. E il deputato di Forza Italia Pippo Fallica invita l'autore del gesto a chiedere scusa pubblicamente. "Ci sono atti che lasciano allibiti - commenta il presidente della Regione Salvatore Cuffaro - La figura di Paolo Borsellino resta nell'immaginario collettivo come l'icona della Sicilia onesta che porta fino al sacrificio estremo l'impegno per la legalità".
(5 luglio 2005) http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/cronaca/borsellino/borsellino/borsellino.html
Interrogazione di An. Castelli: i soldi dei cittadini devono essere spesi meglio Con un'inserzione sul "Corriere" convocata l'udienza del 28 ottobre Notifica a mezzo stampa bufera sul giudice di Mediaset Costate 180 mila euro le 4 pagine per l'atto d'accusa contro Berlusconi di MARCO MENSURATI
MILANO - Quattro pagine del Corriere della sera, comprate per 180mila euro dal Tribunale di Milano per annunciare il processo a Silvio Berlusconi del prossimo 28 ottobre, scatenano una nuova polemica tra il centrodestra e la magistratura. Il più duro di tutti è il ministro della Giustizia Roberto Castelli, che rimprovera il giudice Fabio Paparella di aver sperperato, con la sua decisione, denaro pubblico: "Visto che si tratta di soldi dei cittadini, occorrerebbe maggior prudenza nella loro gestione. È vero che si tratta di una fattispecie prevista dal codice di procedura penale, ma spetta al magistrato utilizzare questa possibilità in modo oculato. Ci si lamenta sempre della mancanza di risorse per la giustizia, poi si spendono 180mila euro per una notifica. Penso che si tratti di un record".
Pacata l'autodifesa del giudice Paparella che, codice alla mano, spiegare che non poteva fare altro. L'articolo 155 è molto chiaro: "Quando, per il numero dei destinatari o per l'impossibilità di identificarne alcuni, la notificazione risulti difficile, si può disporre che la notificazione sia eseguita mediante pubblici annunci". In questo caso ricorrevano entrambe le condizioni: i destinatari erano numerosi e alcuni di questi (i soci di Mediaset) non erano identificabili. Insomma, il giudice non aveva scelta: o faceva così o mandava all'aria l'intero processo (come del resto era già accaduto, proprio per un problema di notifica alle parti offese, con il "processo madre" All Iberian).
Lo scontro politico-giudiziario era cominciato qualche ora prima delle dichiarazioni del ministro, con un'interrogazione firmata da Daniela Santanché (An): "Quanto è costata la pubblicità che gli organi inquirenti del Tribunale di Milano hanno pagato alla Rizzoli-Corriere della Sera per pubblicare l'atto d'accusa contro Silvio Berlusconi e alcuni dirigenti della Mediaset?". Dopo la Santanché, è stato un diluvio di dichiarazioni. Fra i primi l'europarlamentare di Forza Italia Giuseppe Gargani: "Si tratta di una procedura desueta, astratta, che forse va oltre la normalità e che, conseguentemente, suscita interrogativi". Seguito dal vice coordinatore del partito, Fabrizio Cicchitto: "L'annuncio a mezzo stampa della fissazione dell'udienza preliminare dell'inchiesta Mediaset è una straordinaria conferma che la magistratura di Milano quando si tratta di Berlusconi e delle sue aziende non bada a spese. Un ordine dello Stato, che dovrebbe essere e apparire imparziale, non va tanto per il sottile quando si tratta della gestione mediatica più clamorosa dei procedimenti che a getto continuo sono messi in piedi contro Berlusconi". L'affondo delle "prime linee" della maggioranza non trova però alcun supporto da parte dei tecnici del diritto. Avvocati e consulenti degli stessi imputati del processo Mediaset glissano. Giorgio Perroni, avvocato di Cesare Previti, ieri in aula a Milano per il processo d'appello Imi Sir, spiega: "Si tratta di una procedura normale che il giudice ha attuato per raggiungere i soci Mediaset che altrimenti sarebbero stati irraggiungibili". Neanche l'onorevole Niccolò Ghedini s'indigna: "Pensavo si potessero individuare i soggetti coinvolti", spiega tranquillo.
Non poche le voci levatesi a difesa di Paparella. Luigi De Ruggero, segretario milanese dell'Associazione magistrati, fa notare come, contrariamente a quanto sostenuto dagli esponenti della maggioranza, quella della "notificazione per pubblici annunzi" è tutt'altro che una pratica desueta. Recentemente è stata in utilizzata più di una volta, anche in casi clamorosi. Come, ad esempio, nel processo a Vanna Marchi e come, a Monza, nel processo per la maxi beffa dei bond Cirio. Ma per quei casi nessuno si era lamentato.
(5 luglio 2005) http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/politica/giumed/giumed/giumed.html
Associazione Nazionale Magistrati Unità per la Costituzione

La Segreteria Nazionale di Unità per la Costituzione, nell’invitare tutti i colleghi ad una convinta adesione all’astensione dall’attività giudiziaria indetta dalla ANM per il prossimo giovedì 14 luglio, sottolinea che la stessa non è e non vuole essere una forma di partecipazione alla lotta politica, già resa aspra dall’ormai avviata campagna elettorale. Nella logica del rifiuto di ogni forma di collateralismo partitico che da sempre la connota, Unità per la Costituzione ha espresso con chiarezza – anche nel corso dell’assemblea del 25 giugno- di essersi determinata alla protesta a causa del rifiuto di un adeguato dibattito parlamentare sulle modifiche imposte dal messaggio del Presidente Ciampi e dei vizi palesi di incostituzionalità di precisi aspetti della riforma. Un tale atteggiamento, ove restassero inascoltate le ragioni di dissenso che hanno costretto a doverose iniziative di astensione dal lavoro, potrebbe preludere a ulteriori e deprecabili chiusure al dialogo nell’eventuale sede di attuazione della delega: una fase, cui si confida di non dover arrivare e che si è certi non sia già pregiudicata da decreti attuativi “pronti nei cassetti”, ma che dovrà essere occasione per rilanciare un confronto propositivo sino ad oggi mancato.
Dott. Marcello Matera Segreteria Nazionale di Unità per la Costituzione Roma, 2 luglio 2005.
Salva Previti, Dalla Chiesa: battaglia più dura che sulla Cirami
"Contro il salva Previti faremo una battaglia cinque volte più dura che sulla Cirami". Lo afferma il senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa, capogruppo della Margherita in Commisione Giustizia. "L'ex Cirielli non è stata calendarizzata alla capigruppo di ieri - spiega Dalla Chiesa - perché hanno prima voluto vedere come andava il voto sull'Ordinamento". "Questa maggioranza non si regge più in piedi se non per bassi servizi - continua il senatore diellino - Manca continuamente il numero legale, ma quando devono portare avanti provvedimenti mirati a garantire l'impunità a determinati personaggi, rientrano nei ranghi". "Vengono messi da parte - conclude Dalla Chiesa - provvedimenti come, ad esempio, a legittima difesa, che io non condivido ma che all'elettorato di centrodestra forse interessa, e si lanciano altri provvedimenti ad personam". Roma, 29 giugno 2005
“Alla Camera faremo ostruzionismo”
Il deputato Verde Paolo Cento, vicepresidente della Commissione della Camera ha dichiarato: “Alla Camera faremo ostruzionismo contro la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dal centro destra e utilizzata come grimaldello per scardinare l’ indipendenza della Magistratura. Questa è una riforma autoritaria che sottomette la Magistratura al potere politico e che non risolve i problemi veri della Giustizia e le domande dei cittadini che vogliono processi rapidi, più garanzie, sentenze celeri”. 29 06 05
“Se finalmente il governo verrà in parlamento a spiegare come sia stato possibile che degli agenti della Cia abbiano rapito una persona sul territorio italiano, forse sarà il caso che risponda anche ad un’altra domanda: le autorità italiane hanno una qualche responsabilità nella formazione del falso dossier sull’uranio del Niger venduto all’Iraq, che addirittura finì nel discorso sullo stato dell’Unione del presidente Bush? – è quanto chiede Pietro Folena, deputato indipendente del Gruppo di Rifondazione Comunista - Il dubbio è legittimo: l’Italia, tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 è divenuta uno dei principali crocevia nella formazione di false prove a carico del regime iracheno. E il rapimento di Abu Omar – spiega Folena - si colloca in tale arco temporale. Si può ipotizzare, quindi, che in quel periodo il governo italiano fosse particolarmente impegnato ad assecondare gli Stati Uniti e, non potendo entrare direttamente in guerra per vincolo costituzionale, abbia cercato di compiacere in altri modi l’Amministrazione Bush. In tal caso i due fatti (apparentemente slegati) si possono leggere in un’unica chiave. E’ un’ipotesi, certo, e la magistratura ha in dovere di indagare e il diritto di essere messa in grado di farlo. Ma questi dubbi sul comportamento del governo italiano si rafforzano – conclude Folena - se si considera che da oltre 2 anni l’opposizione chiede, senza soddisfazione, un’inchiesta parlamentare sulle responsabilità del governo e delle autorità italiane, attraverso il progetto di legge di cui sono primo firmatario e sottoscritto da tutti i capigruppo del centrosinistra” Roma, 29 giugno 2005
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